Roma spogliata. Ora, punto e a capo

Stefano Sale *
Comincia bene e finisce male. Il giorno della Liberazione. Giovedi 6 Agosto verrà ricordato per l’euforia in mattinata, in virtù della notizia del passaggio di proprietà del club. E alla rabbia in serata, per la mesta resa della squadra, eliminata malamente dal Siviglia.  
Una giornata dai due volti. Il risveglio di una tifoseria, un senso di liberazione se vogliamo per l’annuncio della vendita ufficializzata da Pallotta. L’AS Roma passa a Friedkin, finalmente, dopo mesi di attesa. Il tam tam mediatico che segue è il preludio alla partita più importante della stagione. Sappiamo che è una partita difficile ma sull’ onda dell’entusiasmo era lecito pensare ad un altro epilogo. Ossia, scendiamo in campo col coltello tra i denti e ce la giochiamo. 
Invece eccoci qua a parlare dell’ennesima delusione, la Roma praticamente non scende neanche in campo, facile preda di una squadra più forte ma non insuperabile. Alla fine un risultato che poteva essere anche più umiliante.  Fonseca la prepara male, i giocatori non ci sono ne con la testa, ne col le gambe.  Siviglia di altro passo.  Modulo, formazione, atteggiamento. Ed un capitolo a parte sul portiere. Tutto sbagliato. L’allenatore trova banali scusanti per giustificarsi mentre il capitano Dzeko spara a zero sul tecnico e vari compagni.  Sgretolati.  
È la fine di un era, siamo veramente all’epilogo. Parte una nuova epoca, in tanti andranno via, giocatori e dirigenti.  Mi auguro che Dan e soprattutto Ryan Friedkin vengano a conoscere bene l’ambiente e le problematiche, si facciano spiegare bene Trigoria,  ma sopratutto  si facciano consigliare dalle persone giuste. Non commettere più certi errori, evitare di essere risucchiati nel marasma anche loro. Dall’euforia alla contestazione il passo è breve in questa città.  
So che le cose non si aggiusteranno subito con la bacchetta magica, ci vorrà un po di tempo, l’importante subito è ripristinare fiducia e compattezza tra tutte le componenti, società e tifoseria.  Investimenti seri, dirigenti seri, no a plusvalenze facili, ma cominciare a costruire una squadra competitiva per tornare ad alti livelli e sopratutto per restarci nel tempo.  Capire che questi sono poi gli investimenti che fanno da volano per incrementare quei ricavi che tanto servono alla Roma per stare a posto coi conti e FPF.  
Una Roma che lotta per vincere lo scudetto, che si assesta in Champions ogni anno o che alza magari un trofeo alla fine è un modello migliore e più sostenibile anche finanziariamente per una società di calcio ambiziosa. A vendere ogni anno i migliori a suon di plusvalenze e ricominciare daccapo non paga. E lo abbiamo visto, da quella semifinale col Liverpool. Lo stesso Liverpool che ha poi beneficiato dei nostri migliori calciatori. Ambizioni, si, ma a lungo termine.  Vedremo. C’e tanta curiosità. Speriamo bene. In bocca al lupo alla nuova proprietà.  A settembre sempre qui. Forza Roma!
* Roma Club Dublino, tifoso Roma

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